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Come il federalismo fiscale può salvare il Mezzogiorno
Recensione al volume di Lottieri e Falasca
In “Come il federalismo fiscale può salvare il Mezzogiorno” (edito da Rubbettino), Piercamillo Falasca e Carlo Lottieri perorano la causa del federalismo come unica possibilità di riscatto per il Sud d’Italia. Da palla al piede a tigre mediterranea? Difficile, ma con l’ottimismo della volontà è probabilmente l’ultima cartuccia che il Mezzogiorno d’Italia può ancora sperare di utilizzare.

Ma c’è federalismo e federalismo, verrebbe da dire. Anzi, c’è un federalismo dei fatti e c’è un federalismo a parole. In quest’ultima categoria sembrano rientrare, purtroppo, le bozze attualmente sul tavolo del governo. Disegni gattopardeschi che sembrano voler stravolgere tutto senza, in realtà, spostare una virgola. Dalle parti di Calderoli sono impegnati in una strategia da “treccartari”: al Nord si promettono più soldi (attraverso la maggiore compartecipazione al gettito statale, non con imposte proprie), al Sud si assicura che nemmeno un euro verrà meno. Anzi, tra un’accisa e l’altra ci si potrebbe pure fare qualche euro. E poiché il federalismo non si è ancora spinto a poter battere nuova moneta, verrebbe da pensare che qualcuno, da qualche parte, stia bluffando. O che i conti dello stato ed i contribuenti siano in grave pericolo.

Per Falasca e Lottieri è invece indispensabile che il federalismo sia competitivo: ogni entità locale chieda ai propri cittadini le risorse di cui ritiene di aver bisogno, si crei un circuito virtuoso di concorrenza tra i territori sulle tasse e sui servizi offerti, si consenta ai contribuenti – imprese e famiglie – di votare con i piedi. Restare attaccati alle logiche della perequazione e degli aiuti a favore delle aree più povere rischia di penalizzare in primis la gente del Sud e di premiare, ancora una volta, una minoranza ben rappresentata. D’altronde, sessanta anni di assistenzialismo non hanno fatto altro che provocare l’orripilante ossimoro dello “statalismo razionale”. Falasca e Lottieri fanno due conti, che qui riportiamo senza troppe specifiche (che trovate, se volete, nel libro): prese le imposte e le spese divise per regione, si trova che un euro di spesa pubblica costa 28 centesimi in Calabria o 41 in Campania. Conveniente, no? Drammaticamente razionale chiedere più spesa pubblica, visto che per buona parte la paga qualcun altro. Il rovescio della medaglia, però, è che in Lombardia quello stesso euro di spesa pubblica finisce per costare al contribuente 2 euro e 45.

Il Mezzogiorno – dicono gli autori, e noi con loro - ha invece bisogno di autonomia, responsabilità, libertà d’azione. Si chiudano i rubinetti di Pantalone e si obblighi il ceto politico meridionale ad affrontare le proprie responsabilità, chiedendo direttamente ai contribuenti meridionali le risorse e rendendo conto delle proprie azioni.

In prospettiva, solo un federalismo competitivo potrebbe permettere al Sud di adottare una tassazione bassa al punto da attrarre capitali e innescare un forte sviluppo economico.

Ma il federalismo, quello vero, altro non è che una declinazione del pensiero liberale. E così, accanto alle tesi più specifiche, il libro di Falasca e Lottieri è una netta difesa del capitalismo e delle logiche imprenditoriali: solo il lavoro e le logiche imprenditoriali, la creatività e la voglia di innovare, potranno dare un futuro al Sud. Il Mezzogiorno è oggi chiamato a riconoscere spazio al mercato e alle logiche imprenditoriali.

Una proposta precisa, infine, che riprendiamo testualmente dalla sintesi della quarta di copertina del libro:

Anziché invocare una maggiore redistribuzione a loro favore, la classe politica e l’opinione pubblica meridionale devono accettare la sfida della competizione tra territori, rinunciare allo status quo e proporre al Centro-Nord uno “scambio”: alla riforma federale e all’abolizione di ogni sussidio si accompagni l’abbattimento generalizzato e per dieci anni dell’imposta sul reddito di impresa per chi investe al Sud. Il costo per l’erario sarebbe sostenibile (circa 6,6 miliardi di euro calcolano gli autori, ndr) e si creerebbero quelle condizioni favorevoli allo sviluppo economico che mezzo secolo di trasferimenti miliardari non ha prodotto.

Un bel libro, con argomenti interessanti. Che resteranno sul libro, presumibilmente, ma che è consigliabile a tutti conoscere.

Da Phastidio.net, 24 novembre 2008