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Lo stato che non vogliamo

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Lo stato che non vogliamo

Liberta'! Quanta retorica e' stata sparsa ai quattro venti a proposito di liberta'. Difficilmente, un capo, un politico, un populista, un demagogo, un democratico, un comunista, un fascista, un marxista, un ipocrita, un prete, un chicchessia non ne ha fatto uso e, molto più spesso, abuso. La storia, ed i suoi mandanti, ha coniato le definizioni piu' incredibili: Marx, afflitto dalle sue turbe mentali, pensava che la liberta' avesse a che fare con l'abolizione della proprieta'; del capitalismo dei ricchi, della contrattazione. Mussolini, patriottico dittatore all' amatriciana, la coniugava, invece, con del sano corporativismo. Guarda caso, pero' - ce lo ricorda il passato - i più virulenti regimi si sono manifestati proprio grazie a quei pensatori che, anziche' farsi gli affari propri, avevano in animo di salvare l' umanita', gli oppressi, i diseredati, piuttosto che i biondi o mulatti. Quasi non bastasse, gran parte dei succitati farabutti hanno sempre fatto leva su una delle menzogne più alla moda: l' utilita' dello Stato. Ebbene, se esiste, ed e' esistito, qualcosa di veramente artificioso ed oppressivo, nella storia delle societa' umane, e' proprio lo Stato, spietata degenerazione del giacobinismo francese e del "contrattualismo sociale" di Rosseau; oppressore tra gli oppressori dei cittadini; manifestazione demoniaca di oligarchie politiche, burocratiche, poliziesche e giudiziarie. "Cos' è lo Stato se non criminalita' organizzata?", Si chiedeva Murray N. Rothbard. "L'evidenza grave - ribadiva inoltre - e' che il cittadino medio, inebetito, e' stato condizionato a tal punto da accettare l' idea che lo Stato e' il suo sovrano legittimo e che sarebbe cattiveria, o pazzia, rifiutarsi di obbedire ai suoi dettami". Come fare a dargli torto? Noi che siamo costretti (salvo trovare la forza e il coraggio di emigrare, affrontando i costi che ne derivano pero') a vivere in un paese chiamato Italia dovremmo non dirnenticarci le follie che, nel nome di chissa' quale ragione di Stato, sono state perpetrate da governanti senza un vero mandato: morti di Stato, furti di Stato, stupri di Stato. Quando mai, in un paese civile, in una comunita' libera, un presidente del consiglio, e la banda di ministri che con lui collaborano, potrebbe permettersi di defraudare soldi da un conto corrente bancario? In Italia e' accaduto e, ahinoi, continua ad accadere che nel nome di un dio chiamato "Tassazione" qualcuno si senta autorizzato a gabellare oltre il sessanta per cento del frutto del nostro lavoro. Quando mai, in un paese cosiddetto civile -ribadiamo il concetto - un magistrato, con l' appoggio morale e materiale di politici nazionalisti (quindi fascisti e comunisti) possa rinviare a giudizio il leader di un partito perche' chiede indipendenza, liberta' di autogovernarsi o piu' rutalmente, se preferite, la secessione? In Italia e' accaduto e continuera' ad accadere se non prendiamo coscienza del fatto che la liberta' (di parola, di scelta, di pensiero, di resistenza, ecc.) e' un bene prezioso e reale, che, al di là di qualsiasi affermazione ritrita, ha connotazioni precise. Liberalismo e liberismo, ovvero difesa della proprieta' privata, dell'autonomia contrattuale, dei diritti individuali. Sono queste le nostre parole d'ordine, quelle di Enclave. Non siamo disposti a concedere delega alcuna ai boiardi di Stato. Siamo sufficientemente responsabili delle nostre azioni, della nostra vita.

Leonardo Facco