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unità d'Italia

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Teste Mozzate ancora sanguinolenti di contadini esposte all’ingresso di Isernia in gabbie di vetro come monito dei savoiardi alla Popolazione. Questo era quello che i Savoia intendevano come civiltà e progresso. Il generale Enrico Cialdini nel 1860 attaccò Gaeta senza dichiarazione di Guerra e la distrusse con 160.000 bombe. Nell’agosto del 1861 su responsabile dell’eccidio di Pontelandolfo e di Casalduini. Un criminale di guerra o un eroe della patria?

Il Regno delle Due Sicilie fu invaso da avventurieri, opportunisti e traditori e dall'esercito piemontese zeppo di mercenari, senza alcuna dichiarazione di guerra. Ed i fratelli uccisero i fratelli.


Ciano piange lacrime vere di rabbia e scrive di impotenza nei confronti dei barbari che stuprarono e massacrarono senza pietà i Napoletani, fossero essi Calabresi, Siciliani, Lucani, Abruzzesi, Molisani, Pugliesi, o soltanto cittadini della capitale di un Regno che non esiste più.

Figure romanzate di tanti briganti condannati ad essere tali dai vincitori e da tutta una storiografia risorgimentale di parte, che esalta i pochi vincitori e distrugge, annienta e cancella i più.

Quando i reggitori di questa Repubblica avranno il coraggio di togliere il segreto di Stato che ancora chiude nei polverosi sotterranei dei Ministeri dell'Interno e della Guerra, i centomila documenti cartacei e fotografici della carneficina risorgimentale, il popolo del Sud potrà ritrovare finalmente se stesso e riuscirà a dare una risposta decisa e conclusiva all'antistato che ancora serpeggia violento e senza sosta in quasi tutti i luoghi che in quel tempo orrendo furono teatro di massacri indiscriminati di donne, bambini ed umili contadini; di scempi, di rapine, di fucilazioni, di violenze ingiustificate. Vinse il più forte ed il più violento, il Nord che inculcò in quegli uomini la legge del più forte.

LA CARTA DELLA REPRESSIONE

Con la proclamazione dello stato d'assedio, avvenuta il 25 aprile 1862, la resistenza antiunitaria delle popolazioni meridionali fu dichiarata ufficialmente illegittima, di conseguenza si avviò una repressione politico-militare tra le più spietate della storia moderna. Nel Sud fu schierato il grosso dell'esercito piemontese che nella sua pesante azione repressiva non esitò a violare i più elementari diritti. Torture, processi sommari, carcere, lavori forzati, evacuazioni, fucilazioni di massa, e la distruzione di ben 14 paesi, furono gli effettivi una sporca guerra che vide in campo un intero esercito contro la popolazione del Sud Italia. Lo schieramento militare di occupazione fu diviso tra vari comandanti generali, così come riportato su questa carta illustrativa dell'esercito piemontese del 1863.

 

LA CARTA DELLA RIVOLTA

Le dimensioni della guerriglia appaiono evidenti in questa carta militare del 1862, nella quale i punti indicano la presenza delle formazioni ribelli. Da notare l'attività a ridosso del confine dello Stato della Chiesa e la completa assenza di guerriglieri in Sicilia. Il rilevamento, effettuato dai servizi informazione dell'esercito piemontese, fu considerato "riservato" al fine di non rendere di dominio pubblico l'enormità della rivolta delle popolazioni meridionali considerata, ancora fino a qualche tempo fa, un "fenomeno isolato di malavita organizzata" e privo di ogni significato politico. Su questa carta furono studiate le zone militari previste nella proclamazione dello stato d'assedio del 25 aprile 1862.

 

FORZE IN CAMPO NEL 1862

ESERCITO PIEMONTESE

120.000 uomini, metà della forza nazionale, dislocati dalla Campania alla Sicilia divisi in: 52 Reggimenti di Fanteria; 10 Reggimenti di Granatieri; 5 Reggimenti di Cavalleria; 19 Battaglioni di Bersaglieri. Inoltre agli uomini dell'Esercito vanno sommati: 7489 Carabinieri, 83927 Militi della Guardia Nazionale. In totale le forze impegnate nella repressione della resistenza antiunitaria erano: 211.416

GUERRIGLIERI MERIDIONALI

135.000 uomini male armati, divisi in 488 bande scoordinate tra di loro e composte ognuna dai 5 ai 900 guerriglieri. Ad essi vanno aggiunti i contadini e i possidenti terrieri che rifornivano e informavano gli uomini in armi, le popolazioni che si sono più volte ribellate in massa all'occupazione militare piemontese ed i numerosi parroci dei paesi che operavano quali portalettere tra le famiglie ed i guerriglieri.

 

GUERRIGLIERI ED OPPOSITORI POLITICI UCCISI E DETENUTI TRA IL 1861 ED IL 1872

GUERRIGLIERI UCCISI

Caduti in combattimento: 154.850

Fucilati o morti in carcere: 111.520

TOTALE PERDITE: 266.370

GUERRIGLIERI CONDANNATI

Alla detenzione: 328.637

All'ergastolo: 10.760

TOTALE DETENUTI: 339.397

GUERRIGLIERI CONDANNATI

Dopo un processo: 19.850

Senza processo: 479.000

TOTALE DETENUTI POLITICI: 498.850

 

SOLDATI PIEMONTESI UCCISI TRA IL 1861 ED IL 1872 NELLA REPRESSIONE DELLA GUERRIGLIA

Caduti in combattimento: 21.120

Morti per malattie o per ferita: 1.073

Dispersi o disertori: 820

TOTALE DELLE PERDITE: 23.013

da: "BRIGANTI & PARTIGIANI" - a cura di: Barone, Ciano, Pagano, Romano - Edizione Campania Bella