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Competitività

Caro amico,

Venerdì 3 giugno viaggiando per lavoro mi è capitato di sentire su Radio Parlamento il discorso del presidente degli industriali Montezemolo. Sono stato piacevolmente sorpreso nel sentire per la prima volta parole coraggiose di denuncia della situazione attuale delle imprese e dell’immobilità della politica. [//] Il confronto delle ore di lavoro annuali del dipendente italiano con gli altri Stati della Comunità europea e degli Stati Uniti, sono inferiori del 10% per l’Europa e del 20% per gli Stati Uniti, dalla fiscalità ossessiva e dai lacci e laccioli che pesano come macigni sulle imprese. Più che un discorso economico è stato l’espressione del grido di dolore che si leva dalle imprese industriali italiane. Le grandi imprese produttive stanno scomparendo e i capitali si spostano su imprese di servizi o in odore di monopolio, energia, autostrade e banche. Ben difese dalle loro lobby, permettono ancora lauti guadagni al riparo dalla concorrenza. 
Non so se per rispetto dell’istituzione che rappresenta, il presidente omette di fare denuncie ben più gravi, non ha parlato dei mille laccioli che come piccoli fili resistentissimi avvolgono le imprese, con enormi costi aggiuntivi anche nei confronti della stessa concorrenza d’imprese europee; ha appena accennato alla lobby bancaria ben orchestrata dalla banca d’Italia che rende il costo dei servizi bancari altissimo, non ha parlato di leggi sul lavoro che penalizzano pesantemente le imprese, le più restrittive in tutto il mondo, tanto da far dire ad un industriale tra quelli ritenuti dalla sinistra socialmente più illuminati, che chi assume oggi un lavoratore dipendente a tempo indeterminato compie un atto di coraggio. 
In definitiva nessun politico e ben pochi industriali si rendono conto che ci troviamo in un periodo di cambiamenti epocali della società paragonabile ad una nuova era industriale. Potenze commerciali e industriali enormi si stanno affacciando (per ora) timidamente sul mercato e già creano alle società meno preparate come quella Italiana enormi sconquassi, e a nulla serviranno dazi o contingentamenti; fra un decennio le potenze industriali di Cina, India, Pakhistan, Bangladesh esploderanno come bombe atomiche sul tessuto industriale della vecchia Europa, e vecchia perché non avrà saputo rigenerarsi industrialmente ma soprattutto se non avrà cambiato il modo di vedere la società, cercando di cullarsi in un’ipotetica socialità collettiva che già oggi emette scricchiolii spaventosi. 
E' urgente liberare la società italiana dalle mille regole e leggine, dalle asfissianti corporazioni, dai monopoli di fatto, una sola legge: chiunque può produrre vendere o comperare qualsiasi cosa: energia, danaro, telefonia, strade, ferrovie. Via monopoli e limitazioni, l’unico limite non infrangere la libertà degli altri. Basta tasse, il cittadino comperi i servizi liberamente offerti sul mercato da chiunque, basta ai sindacati statalizzati, i sindacati facciano gli interessi dei loro iscritti e solo di quelli, la legge “erga omnes” e solo una stortura presente nel mercato italiano, ogni lavoratore diventi imprenditore di se stesso, se un imprenditore vuole assumere, faccia al lavoratore un contratto di sei mesi, un anno, due o tre o a vita, ma solo per libera contrattazione tra le parti, milioni di lavoratori extra comunitari clandestini e non, invadano l’Italia, vuol affermare che c’è mancanza di manodopera, il lavoratore dovrà poter dire al datore di lavoro, sei tu che ai bisogno di me perché io nel mio campo sono uno specialista ed il mio lavoro ti fa guadagnare. Anche chi lava i pavimenti deve essere uno specialista, i pavimenti si possono lavare perfettamente od in modo sommario come spesso accade, la professionalità deve partire dal basso, basta con finti ricercatori universitari, che in sostanza fanno sola presenza per un minimo stipendio, sì invece a progetti finalizzati con premio di royalty a chi fa brevettare qualcosa, i concorsi universitari attuali sono solo delle comiche, si sa già chi vincerà prima ancora di farlo. 
Bisogna abituare il cittadino alla competizione, i tempi del posto fisso in banca, nello stato o nella grande azienda e finito, decine imprese falliscono anche per leggi iper garantiste a favore del lavoratore. Lo stato licenzi il 50% dei suoi dipendenti, con l’informatizzazione sono già troppi, la ridicola trattativa degli ultimi aumenti e forse il primo atto di una tragedia che l’Italia si avvia a recitare. Ma il nodo più importante, via l’esercito dei politici: poche persone preparate gestiscano il paese come amministratori di condomini, forti solo del potere che ogni comunità darà loro votando liberamente caso per caso. Un grande sociologo tedesco afferma che per salvare l’Europa bisognerà elvetizzarla. 
Caro amico, per trattare in modo approfondito questi argomenti, ci vorrebbero intere enciclopedie ma forse il concetto si può sintetizzare in poche parole: privatizzare, privatizzare e liberalizzare tutto, senza nessun limite. 

Cordialmente
Giuseppe Quarto
Club L’imprenditore
Via Voltolina Meio, 30 Brescia 
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