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Di Gianluca Marchi Lindiprndente

Oggi voglio parlare dei Lombardi, o meglio dei popoli lombardi in genere che, per semplificazione, chiamerò il popolo lombardo. E userò un linguaggio molto diretto e magari qualcuno si offenderà anche. Ma purtroppo i dati ci dicono che le cose stanno così. IL POPOLO LOMBARDO E’ IL PIU’ COGLIONE DELLA TERRA: non c’è alcun ombra di dubbio. Lasciatemelo dire con affetto, visto che ci sono dentro pure io, ma è così. Infatti spiegatemi quale altro popolo è disposto a comprare quello che Giancarlo Pagliarini chiamerebbe il “prodotto Stato” la bellezza di 43 miliardi di euro all’anno di più rispetto a quello che effettivamente vale. Per “prodotto Stato” si intendono tutti i servizi pubblici forniti dagli enti territoriali e dallo centrale.

Non sono dati affatto nuovi, ma bisogna che i singoli cittadini si fermino un atto a rifletterci sopra per decidere se intendono ancora sopportare questa vessazione oppure se è venuto il momento di dire basta. Prendiamo ad esempio i dati contenuti nel volume di Giuseppe Bortolussi “Tassati e Mazziati” (Sperling & Kupfer, 2011) calcolati sulle statistiche ufficiali del 2007 (le ultime effettivamente disponibili, tanto per intenderci con che solerzia si muove lo stato italico). Ebbene in media ogni cittadino lombardo ha versato alle casse pubbliche 16.663 euro (Entrate) e ne ha avuto in ritorno servizi pubblici per un totale, sempre pro capite, pari a 12.203 euro (Spese). Per Entrate si intende la somma di tutti i soldi che il territorio (in questo caso la regione) versa allo Stato in virtù del prelievo fiscale e di entrate di altra natura; per Spese si intende la somma dei soldi che lo Stato torna al territorio sotto forma di risorse e servizi di varia natura (in realtà, parte del prelievo fiscale non “va fisicamente a Roma” ma resta nelle casse regionali oppure provinciali o comunali: nel 2008, per esempio, il 22% del prelievo fiscale era raccolto dalle amministrazioni periferiche – regioni, province e comuni – il restante 78% finiva nelle casse centrali).

Per ogni cittadino lombardo il residuo fiscale (cioè denari rimasti nelle casse statali) è ammontato a 4.460 euro che, moltiplicato per 9.642.406 cittadini, fa appunto la cifra di 43.005.130.760. Ma quale pazzo, o quale coglione, è disposto a comprare un pacchetto di servizi (per altro spesso di scadente qualità) che gli costa 43 miliardi di euro all’anno in più di quanto vale realmente? Nessuno sulla faccia del globo. E in Italia non c’è neanche lontanamente paragone alla pirlaggine del popolo lombardo. Nel Lazio, sempre a dati 2007, ogni cittadino ha pagato 1.487 euro in più di quanto ha ricevuto, ma sappiamo che nella regione di “Roma caput mundi” il dato è falsato dalla presenza della sede legale di molte società che versano lì le tasse ma non producono in loco. E infatti il cittadino laziale riceve in cambio un servizio che vale all’anno 15.183 euro contro i 12.203 euro che riesce ad avere ogni lombardo. Le altre regioni che hanno un residuo fiscale positivo per lo stato sono il Veneto, dove ogni cittadino paga ogni anno 1.442 euro in più di quanto riceve, l’Emilia Romagna dove la differenza è di 1.323 euro cadauno e il Piemonte con 280 euro.

Fine. In tutte le altre regioni ogni cittadino paga il “prodotto pubblico” assai meno di quando costa: si va dai -213 annui di ciascun toscano, ai quasi -3000 euro dei campani, ai – 4.328 euro dei siciliani e ai -4.557 dei calabresi. Tutte con residuo fiscale in negativo anche le altre Regioni a statuto speciale, ma sappiamo che lì i discorsi sono più complessi e dettati dalla storia.

Prendiamo i soliti Lombardi coglioni e diciamo che se la Lombardia fosse un paese indipendente che non dovesse tener conto di nessun altro livello statale, oggi come oggi avrebbe un surplus annuo di 43 miliardi (sulla base della tassazione esistente), che potrebbe decidere come utilizzare: facendo pagare molto meno tasse oppure migliorando i servizi pubblici fino a portarli a un livello superiore a quelli mitici del Nord Europa oppure ancora mixando le due cose o migliorando le condizioni dei propri anziani e dei giovani che vivono fuori casa e cercano un lavoro o ancora sostenendo le proprie aziende. Insomma, ci sarebbe solo da sbizzarrirsi. Qualche problemino avrebbero invece i siciliani a fronte di una Sicilia indipendente, che secondo tali statistiche si ritroverebbe con un buco annuo da 21,7 miliardi di euro. Fate voi un po’ di conti.

E purtroppo i valori che ho qui ricordato sono destinati a peggiorare, perché nel 2012 andranno aggiunti gli aggravi dovuti ai nuovi aumenti di tasse e anche all’aumento dell’Imu rispetto all’Ici che era in vigore nel 2007. Si calcola che l’Imu varrà circa 11 miliardi di euro e ditemi voi dove si registreranno gli aumenti maggiori a seguito degli aggiornamenti delle rendite catastali. Per non parlare dell’evasione. E intanto le aziende sono sempre più in crisi e i giovani non hanno prospettive neppure dove fino a pochi anni fa potevano cambiare lavoro più o meno quando volevano.

Cari Lombardi (ometto stavolta il solito termine…), ma quanto ancora dovete sopportare prima che, come ci ricordava ieri Romano Bracalini ripercorrendo un po’ di sana storia, si cominci a scendere in piazza??!! Un popolo con le palle e fiero di se stesso determina il proprio futuro, un popolo senza palle subisce il futuro imposto dagli altri.