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Club “L’ Imprenditore”
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Brescia, 17 giugno 2016.

Cari amici,

Le riflessioni svolte su un giornale provinciale da un ex senatore protagonista per molti anni della vita politica del nostro paese, in merito alla bocciatura irlandese dell’accordo di Nizza mi hanno lasciato stupefatto. Secondo l’esponente politico bresciano, infatti, la decisione emersa dal referendum sarebbe semplicemente il frutto dell’ignoranza e della cattiva informazione dei cittadini irlandesi.
Sono certamente convinto che il senatore sia persona colta e preparata, ma proprio per questo motivo non dovrebbe esprimere giudizi simili su un intero popolo che, in modo democratico, si è espresso in merito a questioni molto importanti per il suo futuro.
Questo episodio, però, è quanto mai rivelativo dell’attitudine con la quale i membri della classe politica (di oggi come di ieri) guardano al “popolo bue”, sempre da lodare quando li elegge ma puntualmente bacchettato sulle dita se “disturba il manovratore”.
E d’altra parte, perché mai i nostri governanti ci negano un referendum su queste stesse materie? Forse davvero ci considerano (come fa il senatore Pedini di fronte ai cittadini dell’Irlanda) tutti incolti ed incompetenti?
La mia opinione è che proprio su questi temi cruciali, destinati a condizionare pesantemente il nostro futuro e il nostro modo di vivere, sia del tutto sacrosanto e necessario chiedere direttamente ai cittadini il loro parere. Questo esigerebbe un ampio dibattito, con la presentazione dei “pro” e dei “contro”, e imporrebbe una maggiore consapevolezza sulle scelte che ora, con tanta leggerezza, stiamo assumendo.
Bisogna iniziare a domandarsi, infatti, se il centralismo europeo in fase di costruzione (con l’assommarsi di sempre nuovi poteri a Bruxelles) rappresenti davvero la soluzione di tutti i nostri mali. Bisogna iniziare a chiedersi, in altre parole, se affidando ad un governo europeo la gestione dell’economia del continente, il potere di regolamentare ogni cosa e il controllo sulla moneta si porranno davvero le premesse per migliorare la situazione o se invece, come pare più probabile, si stia aprendo la strada ad un potere lontano, fuori da ogni controllo e votato a giocare un ruolo sempre più attivo nelle aree calde del pianeta (coinvolgendoci in innumerevoli guerre “regionali”).
Indipendentemente da quella che può essere l’opinione di ognuno di noi sull’unificazione politica e centralista dell’Europa, quel che è importante sottolineare è che in molti altri Stati europei la materia è stata sottoposta a referendum. La classe politica si è sentita in dovere di far decidere in primo luogo al “popolo sovrano”.
In Italia le cose vanno molto diversamente. La nostra Costituzione, illiberale sotto molti aspetti, afferma in effetti che il cittadino non può esprimersi in via referendaria su questioni come i trattati internazionali ed il prelievo tributario, mentre proprio questi sono gli argomenti che a mio parere dovrebbero sempre e comunque affrontare il vaglio della maggioranza dei cittadini.
L’idea dei nostri uomini politici secondo cui i cittadini non capiscono o sono male informati (eccezion fatta quando li eleggono, ovviamente) è ridicola. In democrazia le opinioni si discutono e si contestano, ma solo per arrivare al momento in cui – una volta che il popolo si è espresso – ci si rassegna ad accettare quella che è stata la volontà dei più.
Questa è la vera democrazia.
Il problema è che i nuovi governanti dell’Europa di oggi sono così ossessionati dall’idea di controllarci e salvarci dalle nostre stesse cattive abitudini che non si fermano di fronte a nulla. Se la maggioranza di uno Stato decide che una decisione presa dall’élite politico-burocratica non va bene, allora gli elettori diventano subito ignoranti e male informati: e vengono rimandati a settembre. Solo i politici sono colti, saggi, anzi infallibili. Ma in realtà questo ceto di partitanti appartiene ad una nuova generazione di dittatori ideologici, gli Utopisti del Nuovo Ordine Mondiale, che punta ad unificare ogni Stato e guarda all’Europa come al primo passo verso la costruzione di un unico Stato mondiale, nel quale l’opinione pubblica non esisterà più o sarà comunque facilmente manipolabile da mass-media politicamente controllati.
L'ideale autenticamente liberale che noi europei dovremmo cercare di realizzare è quello di un’Europa senza barriere commerciali e culturali, che si preoccupasse solo di liberalizzare gli scambi, evitando quelle nuove leggi, quei nuovi regolamenti restrittivi e quelle nuove direttive spesso minuziose che limitano pesantemente le libertà dei cittadini. Non pensa il senatore che sia stata proprio questa crescente aggressione alle nostre libertà condotta dall’eurocrazia di Bruxelles ad avere aperto la strada al “no” dei liberi elettori irlandesi?

Giuseppe Quarto
Responsabile Club “L’imprenditore”